Frasi viaggio: tempo, casa, donna, moglie, parole, cima, don
Frasi viaggio con termini tempo, casa, donna, moglie, parole, cima, spalla, don, chiesa, camera, colpo, giorno, festa, marito, cuore, lite, bastone, mandra, cappello, pretesto, dispetto, calda, canna, sagrestano, banda, processo, capo, morte, notte, gentilezza, grata, possessione, sorella, chiamata, tesoro, ora, pasqua, mattina, prete, cappella, albergo, grazia, bellezza, mani, piacevolezza, sera, cena, corpo, palio, facitore, udita, fresca, vescovo, nome, monna, maliscalco, nonna, posta, contaminazione, nepote, porta, messere, fratello, parola, mano, a tema con una vacanza fantastica a Parigi, in Francia e in altri bellissimi Paesi.
Talvolta una vacanza è davvero indimenticabile quando non si limita ad una visita meccanica delle attrazioni di un certo luogo, ma quando riesce a coniugare il viaggio con la cultura senza pesantezza, la qual cosa può avvenire anche semplicemente grazie a frasi di libri di pubblico dominio, classici, nelle quali figurino alcuni termini chiave di una possibile visita.
Leggi gli articoli a tema per le tue vacanze:
Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga:
"Don Ninì Rubiera, da lontano, col cappello in cima al bastone appoggiato alla spalla, si morsicava le labbra dal dispetto, pensando a quel che era toccato a lui invece, donna Giuseppina Alòsi in moglie, una mandra di figliuoli, la lite per la casa che mastro-don Gesualdo voleva acchiapparsi col pretesto del debito, dopo tanto tempo.." |
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Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga:
"VI Don Luca il sagrestano andava spegnendo ad una ad una le candele dell'altar maggiore, con un ciuffetto d'erbe legato in cima alla canna, tenendo d'occhio nel tempo istesso una banda di monelli che irrompevano di tratto in tratto nella chiesa quasi deserta in quell'ora calda, inseguiti a male parole dal sagrestano" |
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Intrichi d'amore di Torquato Tasso:
"Prima che Alessandro vi prendesse per moglie, il Capitan Valasches era innamorato di voi, e vedendosi escluso da' parenti tramò di uccidere Alessandro; e così in processo di tempo venne di notte con altri armati in casa vostra, e ferendo a morte il povero Alessandro lo ridussero in una camera terrena, dove li presentorno il capo tronco di voi, Brianda, dicendo: «Godi pure, godi, Alessandro! Valasches è già contento, poi che in un medemo colpo si è vendicato di lei che lo rifiutò e di te che osasti di preferirti a lui" |
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Decameron di Giovanni Boccaccio:
"E ricreatolo alquanto e rivestitolo e ritornatolo nell'abito debito alla sua vertù e gentilezza, primieramente con lui ogni suo tesoro e possessione fece comune e appresso una sua sorella giovinetta, chiamata Fulvia, gli diè per moglie; e quindi gli disse: “Gisippo, a te sta omai o il volere qui appresso di me dimorare o volerti con ogni cosa che donata t'ho in Acaia tornare.” Gisippo, costrignendolo da una parte l'essilio che aveva della sua città e d'altra l'amore il qual portava debitamente alla grata amistà di Tito, a divenir romano s'accordò; dove con la sua Fulvia, e Tito con la sua Sofronia, sempre in una casa gran tempo e lietamente vissero, più ciascun giorno, se più potevano essere, divenendo amici" |
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Decameron di Giovanni Boccaccio:
"Ora, appressandosi la festa del Natale, la donna disse al marito che, se gli piacesse, ella voleva andar la mattina della pasqua alla chiesa e confessarsi e comunicarsi come fanno gli altri cristiani: alla quale il geloso disse: “E che peccati ha' tu fatti, che tu ti vuoi confessare?” Disse la donna: “Come? credi tu che io sia santa perché tu mi tenghi rinchiusa? ben sai che io fo de' peccati come l'altre persone che ci vivono; ma io non gli vo' dire a te, ché tu non se' prete.” Il geloso prese di queste parole sospetto e pensossi di voler saper che peccati costei avesse fatti e avvisossi del modo nel quale ciò gli verrebbe fatto; e rispose che era contento ma che non volea che ella andasse a altra chiesa che alla cappella loro, e quivi andasse la mattina per tempo e confessassesi o dal cappellan loro o da qualche prete che il cappellan le desse e non da altrui, e tornasse di presente a casa" |
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Decameron di Giovanni Boccaccio:
"Ma poi che tempo parve di levarsi alla donna, fatte venir le schiave, si vestirono e un'altra volta bevendo e confettando si riconfortarono alquanto; e il viso e le mani di quelle acque odorifere lavatesi e volendosi partire, disse la donna a Salabaetto: “Quando a te fosse a grado, a me sarebbe grandissima grazia che questa sera te ne venissi a cenare e a albergo meco.” Salabaetto, il qual già e dalla bellezza e dalla artificiosa piacevolezza di costei era preso, credendosi fermamente da lei essere come il cuore del corpo amato, rispose: “Madonna, ogni vostro piacere m'è sommamente a grado, e per ciò e istasera e sempre intendo di far quello che vi piacerà e che per voi mi fia comandato.” Tornatasene adunque la donna a casa e fatta bene di sue robe e di suoi arnesi ornar la camera sua e fatto splendidamente far da cena, aspettò Salabaetto; il quale, come alquanto fu fatto oscuro, là se n'andò e lietamente ricevuto con gran festa e ben servito cenò" |
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Decameron di Giovanni Boccaccio:
"Per che, usando molto insieme il vescovo e 'l maliscalco, avvenne che il dì di san Giovanni, cavalcando l'uno allato all'altro veggendo le donne per la via onde il palio si corre, il vescovo vide una giovane la quale questa pistolenzia presente ci ha tolta donna, il cui nome fu monna Nonna de' Pulci, cugina di messere Alesso Rinucci e cui voi tutte doveste conoscere: la quale essendo allora una fresca e bella giovane e parlante e di gran cuore, di poco tempo avanti in Porta San Piero a marito venutane, la mostrò al maliscalco; e poi, essendole presso, posta la mano sopra la spalla del maliscalco, disse: “Nonna, che ti par di costui? crederestil vincere?” Alla Nonna parve che quelle parole alquanto mordessero la sua onestà o la dovesser contaminare negli animi di coloro, che molti v'erano, che l'udirono; per che, non intendendol a purgar questa contaminazione ma a render colpo per colpo, prestamente rispose: “Messere, e forse non vincerebbe me; ma vorrei buona moneta.” La qual parola udita il maliscalco e 'l vescovo, sentendosi parimente trafitti, l'uno sì come facitore della disonesta cosa nella nepote del fratel del vescovo e l'altro sì come ricevitore nella nepote del proprio fratello, senza guardar l'un l'altro vergognosi e taciti se n'andarono, senza più quel giorno dirle alcuna cosa" |
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